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L’esilio di un fauno nelle ultime terre selvagge della Camargue; la corrente del Rodano che trasporta la salma di un re verso il sacro sepolcreto degli Alyscamps; la foresta di Feytaud scenario di guerre tra stirpi umane e ferine. Tre “notturni” in una natura panica che difende misteriosamente le sue antiche leggi; dove la cerva, il cinghiale, le querce, i castagni, i ginepri combattono la loro tacita battaglia contro le ferite inferte alla terra. Il bosco, i pascoli, il grande fiume, le saline e la palude: le terre d’Occitania che la storia ha silenziato e che riprende a sillabare nella lingua che fu dei trovatori, ma che non ha mai cessato il suo canto. La lettura di d’Arbaud, Delavouët, Ganhaire ci introduce in questo universo letterario che non ha domicilio accademico in Italia. La prefazione è di Fausta Garavini, grande studiosa di letteratura occitanica moderna.

Monica Longobardi insegna Filologia Romanza presso l’Università degli studi di Ferrara. Oltre ad essersi occupata di tematiche canoniche per la disciplina che professa, legate al medioevo, ha curato la traduzione integrale del Satyricon di Petronio (Rusconi, 2015) e delle Metamorfosi di Apuleio (Rusconi, 2019).

I suoi attuali interessi vertono sui medievalismi, ovvero la fortuna delle opere del medioevo nelle letterature contemporanee, quali per esempio la versione poetica del Roman de la Rose di Franco Scataglini (Mimesis, 2018). Da alcuni anni ha aperto un insegnamento, unico in Italia, dedicato alla letteratura occitanica, dal XIX secolo ad oggi, di cui Viaggio in Occitania coglie i primi frutti.

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Ultimo aggiornamento

30-01-2023 11:01