i luoghi e le regole

Gli Orfanotrofi maschile e femminile di Imola vantano una storia secolare: al 1562 risale l'istituzione di quello maschile, al 1563 quello femminile. All'inizio e per molto tempo la loro amministrazione è affidata rispettivamente alla Confraternita della S. Croce e alla Confraternita di S. Maria della Misericordia, nominate dal Consiglio comunale di Imola. Gli orfanotrofi si occupano dell'accoglienza di bambini di età compresa tra i 7 e i 12 anni rimasti orfani di entrambi i genitori o di uno solo e che abitano a Imola o nel suo territorio. Diverse però sono le regole in vigore nelle due istituzioni. I ragazzi ospitati nell'orfanotrofio frequentano le scuole pubbliche e sono mandati in campagna per la raccolta dell'uva e delle uova e in città per la questua di pane, denaro e indumenti. Le ragazze invece conducono una vita sostanzialmente di clausura dividendosi tra il lavoro e la preghiera. Imparano i mestieri del taglio e del cucito, del ricamo e della tessitura e i prodotti da loro stesse realizzati sono venduti all'esterno, creando in questo modo una fonte di reddito che col tempo costituisce il patrimonio dell'istituto. Entrambi gli orfanotrofi terminano la loro attività negli anni Settanta del Novecento.


Angelo Filippo Gratia da Matelica, Pianta e missura della città d'Imola, s.l., s.e., 1661. Incisione.

La prima sede dove la Confraternita della S. Croce ospita gli orfani maschi della città dal 1562 è nella casa di sua proprietà sulla via Emilia in prossimità di porta Bologna (n. 30 in pianta). Nel 1802 l'istituto si trasferisce nel complesso di S. Agata, il soppresso convento dei Gesuiti, su via Gambellara (attuale via Cavour, n. 2 in pianta). All'inizio del Novecento risale l'ultimo trasferimento nel complesso del lazzaretto comunale in via Pambera ristrutturato su progetto dell'ingegnere Remigio Mirri (non presente in pianta, oggi è sede di scuola materna). L'Orfanotrofio maschile chiude la sua attività nel 1970.


Angelo Filippo Gratia da Matelica, Pianta e missura della città d'Imola, s.l., s.e., 1661. Incisione.

La Confraternita di S. Maria della Misericordia gestisce dal 1563 il Conservatorio delle Donzelle che ospita le fanciulle orfane e povere della città con sede in via S. Pier Crisologo. Nel 1813 il Conservatorio delle Alunne della Carità si trasferisce nel complesso di S. Stefano, il soppresso convento delle monache clarisse (n. 34 in pianta). L'ultimo spostamento risale al 1822 quando il Conservatorio della Alunne di S. Giuseppe si trasferisce nel complesso della Ss. Annunziata (non indicato in pianta, nell'attuale via F.lli Bandiera). L'Orfanotrofio femminile, denominazione che l'istituto ha dal 1904, termina l'attività nel 1977.


"Regole da osservarsi dalle alunne del pio Conservatorio di S. Giuseppe d'Imola", Imola, 1818.

Scandito in 75 punti, in esemplare manoscritto e a stampa, si presenta il Regolamento per le alunne del conservatorio di S. Giuseppe redatto il 12 maggio 1818. Tra le righe che dispongono della giornata delle fanciulle si colgono gli aspetti di una vita monacale: la preghiera e il lavoro si svolgono nel silenzio, nell'obbendienza e nel rispetto. Sostanzialmente annullati gli spazi personali a favore di una sorveglianza costante dentro e fuori le mura del conservatorio.


"Regole per le alunne di S. Giuseppe d'Imola", 1818.

Al Conservatorio delle alunne di S. Giuseppe, denominazione dell'istituto dal 1818 al 1904, possono accedere fanciulle di Imola o del suo territorio con un'età compresa tra gli 8 e i 10 anni, orfane di entrambi i genitori oppure di uno dei due. Precedenza è data alle fanciulle residenti in città o a chi è orfana di padre. Raggiunta l'età di 35 anni l'alunna è licenziata dal conservatorio percependo la somma di 24 scudi. In caso invece di richiesta di matrimonio, l'istanza deve essere presentata alla Congregazione e in caso di assenso l'alunna lascerà il conservatorio solo il giorno della celebrazione degli sponsali.


"Nota degli effetti che deve avere una giovine per essere ammessa in qualità di alunna nel Conservatorio delle figlie della carità", 1818.

Tra i vari requisiti e documenti da presentare per l'ingresso al conservatorio, le fanciulle devono possedere un discreto corredo costituito da indumenti e oggetti, compreso il letto con pagliericcio. Abiti, camicie, fazzoletti, calze, asciugamani, ma anche due sedie, un vaso da notte e stoviglie.