i luoghi e le regole

Risale al 1477 la prima notizia del Brefotrofio di Imola (significato letterale del termine: "nutrire i neonati"), quando il vescovo Bucchi ordina che i neonati abbandonati nei luoghi religiosi siano portati nel Baliatico dell'ospedale. I locali del brefotrofio sono infatti all'interno dell'ospedale S. Maria della Scaletta da cui dipende anche per quanto riguarda l'amministrazione. Al 1571 risale invece la prima notizia dell'uso della ruota, contenuta nelle pagine della visita del vescovo Marchesini, delegato apostolico di Gregorio XIII. Compito del brefotrofio è accogliere i bambini ed entro pochi giorni dall'abbandono affidarli a balie che, dietro corresponsione di uno stipendio mensile, li nutrono e li allevano. Il brefotrofio ha competenza sul territorio della Diocesi di Imola e accoglie gli esposti nati in uno dei 14 comuni che ne fanno parte:  Casalfiumanese, Castel del Rio, Dozza, Fontanelice, Imola, Mordano, Tossignano in provincia di Bologna; Bagnara, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Conselice, Lugo, Massalombarda e Riolo Terme in provincia di Ravenna.


Angelo Filippo Gratia da Matelica, Pianta e missura della città d'Imola, s.l., s.e., 1661. Incisione.

I bambini abbandonati sono portati al brefotrofio che ha sede all'interno dell'ospedale. L'antico ospedale S. Maria della Scaletta ha svolto la sua secolare attività, prima del trasferimento fuori le mura, nel centro della città. A ridosso di piazza Maggiore, l'edificio era delimitato dalle vie Emilia, Vaini, S. Pier Crisologo e Giudei (n. 36 in pianta). Ancora oggi sui capitelli del portico in affaccio sulla piazza è scolpito il simbolo dell'ospedale: la scala sormontata dalla croce.


Stefano Castellari, Pianta moderna della città d'Imola nel 1809, Imola, stamperia Benacci, in Giuseppe Alberghetti, Compendio della storia civile ecclesiastica e letteraria della città d'Imola, Imola, stamperia Filippini, 1810.

A ridosso delle mura cittadine, fuori porta Bologna (a destra dell'immagine), è presente il "nuovo ospitale" (n. 40 in pianta). Si tratta dell'edificio costruito a fine Settecento dove l'ospedale S. Maria della Scaletta ha stabilito la sua nuova sede nel 1801 (oggi Ospedale vecchio). Il trasferimento riguarda anche il brefotrofio.


Capitoli della Compagnia dell'Ospedale S. Maria della Scaletta, 1670.

Nel testo del 1670 che dispone sulla gestione dell'ospedale, il capitolo XII riguarda "Del modo di governare i putti e putte bastardi esistenti nell'ospitale". All'interno dell'ospedale devono risiedere una o più balie con il compito di allattare gli esposti che sono portati all'ospedale. Le balie devono essere "sane, buone ed abili a questo effetto e che con carità et amore nutrischino li putti e putte". Il bimbo rimane nell'ospedale lo stretto indispensabile sino a quando non si trova un'altra balia (esterna) a cui affidarlo.


Capitoli della Compagnia dell'Ospedale S. Maria della Scaletta, 1670.

La balia che accoglie nella sua casa il bimbo esposto deve essere persona buona e onesta. Il suo nome è debitamente riportato nell'apposito registro al momento dell'affido. In caso di morte la balia deve recarsi immediatamente all'ospedale e consegnare il corpo del piccolo e i suoi (pochi) abiti. Ogni anno inoltre nella festa del Corpus Domini (10 giorni dopo la Pentecoste) tutte le balie devono presentarsi all'ospedale con i bambini: coloro che sono tenuti bene potranno restare con la loro balia, coloro che sono trovati in cattive condizioni saranno affidati ad una nuova balia.


Capitoli della Compagnia dell'Ospedale S. Maria della Scaletta, 1670.

Particolare attenzione è riservata alle bambine: l'andata a servizio presso altre famiglie deve essere votata dalla Compagnia dell'Ospedale con la maggioranza dei 2/3 dei componenti; la maestra insegna loro i precetti della dottrina cristina e a lavorare a beneficio dell'ospedale; in età da marito l'ospedale individua gli uomini per bene a cui maritarle fornendo loro la necessaria dote.