Figlio della Romagna contadina, Anacleto Margotti nasce a San Potito di Lugo, nel 1895. Le modeste condizioni della famiglia lo portano ad una visione della vita legata alla fatica del lavoro, forse la chiave più importante per accostarsi alle sue opere. Fatica che conosce in prima persona, lavorando anche come bracciante agricolo e infine, coronando l’idea di una vita diversa, entrando come apprendista nella bottega di un decoratore. Impadronitosi delle principali tecniche pittoriche su muro, si dedica come autodidatta anche al disegno e alla pittura da cavalletto.

Proprio con un dipinto su tela, un autoritratto realizzato a tredici anni, partecipa al concorso di pittura indetto dalla Cassa di Risparmio di Imola, vincendo il primo premio. Grazie al denaro guadagnato, riesce a pagare l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si diploma. Punto di svolta nella sua vita è l’amicizia con il musicista Francesco Balilla Pratella e con il pittore Giacomo Vespignani. La frequentazione della villa lughese di Pratella, dove si incontrano alcuni intellettuali, i pittori Osvaldo Licini, Filippo de Pisis, Roberto Sella, lo scultore Domenico Rambelli, lo scrittore Riccardo Bacchelli, oltre ad un nutrito gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti, ai quali a volte si accompagnava il più defilato Giorgio Morandi, permette a Margotti di entrare in contatto con l’avanguardia futurista alla quale non rimane insensibile, pur non aderendo mai ufficialmente al movimento.

Richiamato alle armi nel 1915, viene ferito. Gli orrori della guerra vissuti in prima persona, la morte del fratello sul Carso, suscitano in lui una vena letteraria velatamente pessimista che appare nei romanzi pubblicati qualche anno dopo (Sfiducia del 1919 e Ombre di vita nel 1922). Nonostante questo esordio letterario, che continua negli anni come critico d’arte collaborando anche con quotidiani e riviste, la sua principale forma espressiva rimane la pittura. Alla fine del conflitto si stabilisce a Imola, città nella quale vive fino alla morte.

Gli anni venti si aprono con una serie di presenze a mostre regionali che gli procurano notorietà, tanto che i suoi dipinti sono notati da Carlo Carrà che nel 1927 lo presenta a Milano, dove ottiene immediato successo critico. Seguono le mostre milanesi del 1929 e del 1931 e infine due esposizioni romane nel 1928 e nel 1933. Sono gli anni dell’affermazione piena e il flusso di riconoscimenti nazionali propizia il suo ingresso alla Biennale di Venezia, alla quale partecipa consecutivamente dal 1932 al 1950. Anche la Quadriennale romana, a partire dal 1943, lo vede tra gli assidui partecipanti, e inoltre dal 1936 a sancire una conquistata stabilità economica, ottiene la cattedra di storia dell’arte al liceo Classico di Imola.

Se il rapporto di Margotti con il Futurismo può dirsi alimentato da un interesse autentico per le nuove espressioni culturali, l’essenziale realismo di pittori novecentisti come Carrà e Sironi ha maggior presa sul pittore romagnolo. Consonanza ricambiata tanto che Carrà, nel 1943, gli dedica una biografia artistica che rimane ancor oggi una lettura importante per capire la sua opera. Il tema centrale dei dipinti di Margotti è quello del lavoro contadino: privato delle forme ideologiche più acute, appare più come descrizione della realtà realizzata da larghe campiture di colore brillante e denso, definite nei contorni da un segno marcato che dà alle figure vitalità e senso del movimento.

Notissimo nella sua città, dona nel 1975 alla Cassa di risparmio di Imola una raccolta di 400 opere, e nel 1981 la sua consorte Elvira Martelli, dona al Museo diocesano una serie di dipinti di soggetto sacro.

Per lascito testamentario giungono nel 1984 al Comune di Imola un autoritratto, un nucleo di medaglie e onorificenze e una serie di sette raccoglitori di grande formato contenenti articoli di giornali, ritagli e stampe fotografiche che documentano l’attività e la produzione di Margotti dal 1919 al 1984.

Romanzi e autobiografia di Anacleto Margotti

-Ombre di vita. Romanzo, Bologna Imola, Adolfo Baroncini & figlio, 1922;

-Sfiducia. Romanzo, Bologna Milano, Oberosler, 1919;

-Vita d'arte, Bologna, Tamari, 1967.

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