Figura ancora oggi controversa quella di Felice Orsini (Meldola, 1819-Parigi, 1858).  Patriota animato da forti ideali di libertà e indipendenza oppure primo terrorista internazionale? Felice è noto infatti per avere attentato alla vita del re di Francia Napoleone III il 14 gennaio 1858  con il lancio di tre bombe. Il re ne uscì incolume, ma l'attentato causò la morte di 8 persone e il ferimento di 156. Felice fu condannato a morte e ghigliottinato a Parigi il 13 marzo 1858. Gli ordigni da lui ideati, utilizzati in successivi attentati, presero il nome di bombe Orsini

A Imola Felice trascorse la sua infanzia e parte della sua giovinezza, cresciuto dal severo e amorevole zio Orso Orsini a cui il padre Andrea lo aveva affidato all'età di circa 9 anni.

Ritratto di Felice Orsini.
Field Talfourd (1815-1874), Felice Orsini, olio su tela, [1857?].

Bim, Studio Luigi Orsini.

Sul retro del dipinto si legge: "The portrait of Felice Orsini was panted during his residence in Sloone Street immediatily before his attemp to assassinate Napoleon III, for which he was guillotined in 1858 ...".

La proposta di ricerca su Felice Orsini, attraverso i materiali conservati nel Fondi archivistici e documentari raccolti nel Museo del Risorgimento di Imola, è realizzata in occasione del bicentenario della sua nascita.


"F. Orsini", 1 foto, albumina.

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice" (MRI CV 161).

Felice Orsini nasce a Meldola (FC) nel dicembre 1819 da Andrea e Francesca Ricci. Il 18 dicembre è battezzato nella Chiesa di S. Nicolò di Meldola. All’età di 9 anni viene affidato allo zio paterno Orso Orsini di Imola, perché il padre Andrea, ex ufficiale al seguito di Napoleone durante la campagna di Russia, iscritto alla carboneria, era ricercato dalla polizia pontificia.
Felice cresce nella casa di via Appia dello zio Orso, uomo "austero, composto, riflessivo", diverso dal fratello Andrea "tutto foco e impeti e ribellioni". Orso alleva il nipote Felice come un figlio. A soli 17 anni Felice causa accidentalmente la morte di un uomo di fiducia del facoltoso zio Orso. Nel 1839, trasferitosi a Bologna per studiare legge all’università, Felice invia numerose lettere allo zio, conservate nell’archivio della famiglia Orsini, chiedendogli spesso l’invio di indumenti, libri e soldi. Sino alla laurea, conseguita nel 1843, ritorna a Imola durante le vacanze.

"Felice Orsini. Numero unico. 29 novembre 1903", Imola, Coop. Tip. Editrice Paolo Galeati, 1903.

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice".

"Felice rassomigliava moltissimo, nel carattere, al babbo: tanto che si trovarono a cospirare insieme e, si può dire, legati alla stessa catena, quando a tappe, furono trasportati alla fortezza di San Leo. Venivano poi liberati nel ’46, per l’amnistia di Pio IX”. Così lo scrittore imolese Luigi Orsini in "Casa Paterna" (1931) rievoca i racconti che suo padre Leonida aveva fatto dello zio Felice. Anche se in casa Orsini per molto tempo l'argomento sulla sua morte non venne affrontato.

"Memorie politiche di Felice Orsini scritte da lui medesimo e dedicate alla gioventù italiana", Torino, 1858

Felice Orsini è seguace di Mazzini e svolge attività rivoluzionaria nello Stato della Chiesa e in Toscana. Partecipa alla prima guerra d’indipendenza e alla Repubblica romana nel 1849, poi, recatosi in Ungheria, cerca di far disertare alcuni soldati dell’esercito austro-ungarico. Arrestato e inviato a Mantova, riesce a fuggire il 28 marzo 1856. Nel 1857 Orsini rompe i legami con Mazzini. Felice comincia a progettare un attentato contro Napoleone III, re di Francia, considerato nemico della libertà e fautore della caduta della Repubblica romana. Il 14 gennaio 1858, Felice insieme ai complici, Pieri, Rudio e Gomez, getta tre bombe contro la carrozza dell'imperatore. L'attentato causa la morte di 8 persone e il ferimento di 156, mentre Napoleone rimane incolume.

"Felice Orsini", disegno di Masutti, incisione di Santamaria, [Milano, presso Alessandro Ripamonti Editore, 1863].

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice" (MRI CV 149).

Le bombe per l’attentato a Napoleone III sono progettate da Orsini, con mercurio fulminante come esplosivo e riempite di chiodi e pezzi di ferro. Diventeranno una delle armi più utilizzate negli attentati rivoluzionari e anarchici col nome di Bombe Orsini.

"Felice Orsini davanti al tribunale", fotografia di Ugo Tamburini, Imola, [esec. 1904]. La foto ritrae un'illustrazione ottocentesca.

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice" (MRI CV 53).

Dal carcere, senza chiedere la grazia, scrive una lettera al sovrano francese, che si conclude così: “Sino a che l’Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell’Europa e quella Vostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto supremo d’un patriota sulla via del patibolo: liberi la mia patria e le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre”. Napoleone III, colpito da questa lettera, ne autorizza la pubblicazione sulla stampa.

"Ultime ore di F. Orsini", Milano, Edit. Ronchi, 1 cartolina postale viaggiata (Imola, 14 novembre 1902).

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice".

Felice Orsini, condannato a morte, è ghigliottinato, insieme al Pieri, a Parigi il 13 marzo 1858.
Il clamoroso attentato a Napoleone III rende famoso Felice Orsini al punto che vengono pubblicate alcune sue biografie: del primo testo inglese ne sono stampate ben 35 mila copie, mentre l’autobiografia italiana ha tre edizioni nel giro di cinque mesi.

"Viva Roma C[a]pitale D’Italia. Viva La Fratellanza Di Tutti I Popoli", [esec. ca. 1870], 1 foto, albumina.

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice" (MRI CV 162).

L’immagine presenta i ritratti fotografici di sei uomini politici: Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Ugo Bassi, Felice Orsini, Francesco Nullo e un giovane patriota al momento non identificato.
I ritratti sono inseriti in una cornice con decori e figure allegoriche.

"Capelli del martire meldolese Felice Orsini con lettera, dedica, di chi custodì per molti anni sì pregiata reliquia".

Bim, MRI, b. 31.11, fasc. "Orsini Felice" (MRI CV 152).

Una piccola ciocca di capelli di Felice Orsini, unita ad un nastro tricolore, è applicata ad un biglietto da visita di Vincenzo Aterini, direttore del Pensionato scolastico di Firenze. La reliquia laica dal 12 dicembre 1852 è conservata a casa Mochi a Firenze sino all'11 novembre 1918, giorno del dono di Aterini a Ernestina Orsini, vedova Spadoni, figlia di Felice.