Nel 1278 l’imperatore Rodolfo d’Asburgo riconosce alla Chiesa il governo dell’intera Romagna. A Imola, come altrove nella regione, si scatenano violenti conflitti fra la parte guelfa, raccolta attorno alla famiglia Alidosi e alla società di San Martino, e la parte ghibellina, con a capo la famiglia dei Nordigli e coordinata dalla società di San Donato. Dopo quasi trent’anni di scontri, prevale la parte guelfa e, nel giugno del 1305, il comune di Imola accetta il dominio della Chiesa, firmando un patto di soggezione che vieta a qualunque ghibellino di partecipare al governo della città.

All’inizio del Trecento, il dominio pontificio controlla la nomina delle magistrature comunali e cioè il podestà e il capitano del popolo, che devono essere persone di parte guelfa, gradite al papa. Chi non è soddisfatto delle sentenze dei giudici locali può presentare appello ai tribunali romani. L’autorità pontificia impone un prelievo fiscale a favore della curia romana, che si traduce in tasse straordinarie, le “collette”, sempre più frequenti e onerose.

Per ripartire il carico delle “collette”, rendendolo meno pesante per la parte guelfa, vincente, nel 1311 il comune decide di ricalcolare gli estimi, cioè le liste che registrano il valore del patrimonio di ogni cittadino, valore sul quale sono calcolate in percentuale le “collette”. I ghibellini non subiscono il colpo passivamente e scoppiano nuove rivolte che terminano solo quando, nel 1334, Lippo Alidosi diventa signore della città e ottiene il titolo di vicario pontificio.


"Pagina professionis simulque pacti", 5 giugno 1084.

Bim, ASCI, Pergamene, mazzo I, n. 3.

Il 5 giugno 1084 nel chiostro del monastero di S. Maria in Regola, Morando, vescovo di Imola, concede alla cittadinanza imolese il diritto di riscuotere le imposte sul transito delle merci (il teloneo) e l’uso del porto di Conselice. Sottoscrivono il patto il vescovo Morando e dieci cittadini imolesi.
Questa concessione sancisce la nascita del comune di Imola.
La presenza di un porto nella zona di Conselice può sembrare oggi un fatto straordinario, ma in epoca medievale tutta la "bassa" imolese era una zona intersecata da canali navigabili, utilizzati principalmente per il trasporto delle merci: da Conselice si poteva navigare anche fino a Venezia (ne è testimonianza un patto commerciale del 1099). Il trasporto delle merci su acqua, fiumi e canali, usato in numerose città, fra cui la stessa Bologna, era più economico, veloce e sicuro di quello su strada.


Libro rosso, 1084-1558.

Bim, ASCI.

"Istud est registrum comunis Imole".
Questo è il registro del comune di Imola", denominato dalla tradizione locale "Libro Rosso" forse per un'antica rilegatura oggi perduta. È il liber iurium, ossia il registro in cui sono trascritti i documenti che attestano i diritti della comunità imolese.
I libri iurium sono dei cartulari che dalla fine del XII secolo iniziano a essere compilati nei comuni delle città dell’Italia centrosettentrionale con la trascrizione di quegli atti ritenuti dalle magistrature cittadine come costitutivi dell’identità di quella comunità.


"Liber summarum extimi", 1312.

Bim, ASCI, Pergamene, mazzo VI, n. 53, part. elenco contribuenti della contrada Selice.

Gli estimi sono liste di cittadini, compilate per volere delle magistrature comunali ai fini della tassazione stabilita in base ai beni mobili e immobili posseduti. Negli estimi di Imola del 1312 sono elencati i cittadini imolesi (i capifamiglia) tenuti al pagamento delle tasse. Anche i nullatenenti sono tassati per 1 lira di bolognini. Il bolognino è la prima moneta di Bologna, coniata fin dal 1191 per concessione imperiale, utilizzata anche in altre città che avevano rapporti soprattutto economici con Bologna, fra cui Imola.