Pensieri e disegni del tempo di guerra
Quando l’Italia entra in guerra l’imolese Giuseppe Cita Mazzini si avvicina ai 70 anni di età.
È alle spalle la sua vita professionale di medico e di pediatra e sono ormai alle spalle anche i frequenti viaggi in Italia e in Europa in qualità di relatore a convegni. Ha scritto e continua a scrivere di medicina e di altri argomenti, ma non si è mai dilettato di poesia, almeno fino a quel momento.
È nell’inverno più difficile e pericoloso, quello tra il 1944 e il 1945, nei mesi in cui vive da sfollato lontano dalla sua casa, con i bombardamenti incessanti e la fame che si fa sempre più sentire, che nelle lunghe notti insonni prendono forma questi epigrammi, brevi componimenti poetici che raccontano del tempo di guerra a Imola, di fatti, eventi e persone.
Dagli sfollati, alla vita nei rifugi, ai rastrellamenti, alle bombe, all’uccisione delle donne in piazza, fino all’eccidio di pozzo Becca: è di questo maledetto tempo di guerra che scrive.
Gli epigrammi sono spesso accompagnati dai disegni realizzati a matita dell’amico Washington Vassura, medico e appassionato di arte.
Classe 1908, originario di Faenza, Washington si era laureato a Bologna in medicina e chirurgia nel 1932. Negli anni tra il 1941 e il 1942 è in servizio come tenente medico all’Ospedale militare di Ravenna e poi di Zara.
I Cento epigrammi del tempo di guerra sono datati al 1945 e non sono mai stati pubblicati.
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