Follia di guerra. Militari in manicomio nel primo conflitto mondiale
1 dicembre 2018 - 2 marzo 2019
La prima guerra mondiale è stata definita una “guerra tecnologica” per l’introduzione di nuove armi, granate, bombe chimiche, mitragliatrici, che ebbero sui soldati effetti scioccanti e devastanti, anche in considerazione dell’impreparazione psicologica di quanti dovettero affrontare quella terribile esperienza.
Le battaglie terrificanti, le pessime condizioni di vita nelle trincee, il pericolo di morte costante e incombente, sottoposero mente e corpo dei soldati a una tensione continua ed estenuante. Ne risultò, per molti di loro, un inatteso crollo fisico e mentale, che produsse anche nella psichiatria dubbi e incertezze riguardo a diagnosi e cause delle malattie osservate negli ospedali da campo. Può una emozione violenta come la paura determinare manifestazioni patologiche come tremori, tic, paralisi, afasie, mutismi, ma anche stati confusionali, deliri, depressioni acute? C’è dunque una “pazzia di guerra”? Questa in sostanza la domanda cui gli psichiatri tentarono di rispondere.
A Imola tra il 1915 e il 1918 furono oltre 600 i militari ricoverati nei due manicomi: il Manicomio di S. Maria della Scaletta (Osservanza) e il Manicomio provinciale di Bologna in Imola. Le cartelle cliniche dei soldati ci parlano di danni morali e fisici, ma anche di vergogna, di paura, di senso d’abbandono, di traumi ed emozioni di uomini provenienti dal fronte e originari di ogni parte d’Italia.
Nel percorso espositivo l’esperienza di guerra e la degenza in manicomio sono narrate attraverso le storie racchiuse nei documenti sanitari e nella corrispondenza. Le cartelle cliniche però parlano anche della sofferenza psichica delle donne davanti all’irrompere della guerra: donne che, rimaste a casa a supplire ai lavori e alle responsabilità dei loro uomini al fronte, oppresse dai problemi economici, dalla gestione dei familiari, dalla cura dei bambini e stremate dall’attesa di notizie dal fronte, cedettero allo sconforto e alla malattia.
Le oltre 37.000 cartelle cliniche dei manicomi imolesi sono state depositate nel 2010 nell’Archivio storico comunale di Imola, insieme ad altra documentazione amministrativa e sanitaria, dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Imola titolare e proprietaria della documentazione.