La mostra “Mille saluti. L’eroe dei due nella collezione Giovannini” si articola in otto sezioni:

1. La vita di Garibaldi in un puzzle

La vita di Giuseppe Garibaldi (Nizza, 1807–Caprera, 1882) è così straordinaria, che tentare una sintesi rischia di apparire un’operazione banale. E’ qui proposta una cronologia semplificata ricavata da un percorso didattico e didascalico di circa cento anni fa.

La serie di 12 cartoline, che si ricompongono come in un puzzle nella figura di Garibaldi, restituisce l’immagine che l’Italia d’inizio Novecento aveva del generale.


  • 1833: Garibaldi aderisce alla Giovine Italia di Mazzini;
  • 1846: Garibaldi eroe sudamericano: la battaglia di S. Antonio;
  • 1848: Garibaldi, tornato in Italia, offre la sua spada al re del Piemonte Carlo Alberto durante la prima guerra d’indipendenza;
  • 1849: Eroica difesa della Repubblica romana;
  • 1849: La morte di Anita;
  • 1859: La prima prova dell’inno di Garibaldi;
  • 1859: Garibaldi guida i Cacciatori delle Alpi nella seconda guerra d’indipendenza;
  • 1860: Sbarcato in Sicilia coi Mille Garibaldi vince a Calatafimi;
  • 1862: Nuovo tentativo di conquistare Roma bloccato ad Aspromonte dove Garibaldi viene ferito;
  • 1867: I francesi sconfiggono i garibaldini a Mentana;
  • 1870: Garibaldi corre in soccorso della repubblica francese e vince a Digione;
  • 1895: Inaugurazione del monumento a Garibaldi sul Gianicolo.

2.La vita romanzesca di Garibaldi

Fino alla prima metà dell’Ottocento, i grandi personaggi morali e civili, si cercano soprattutto nel Medioevo comunale e nel Rinascimento italiano. Nella seconda metà del secolo XIX invece virtù e valore sono appannaggio dei nuovi eroi contemporanei, a partire da Garibaldi, protagonista di un culto laico delle reliquie. L’eccezionalità della vicenda biografica di Giuseppe Garibaldi è testimoniata da una tradizione iconografica che si articola essenzialmente in due filoni: le illustrazioni popolari che presentano gli episodi della vita del generale come una vita da romanzo; i dipinti di autori celebri che introducono l’epopea garibaldina nella pittura di genere storico a sfondo pedagogico.


3.Garibaldi e il paesaggio

Il “Bel Paese” (l’Italia) è rappresentato da molte immagini. La Torre di Pisa, il Colosseo, piazza San Marco scandiscono un itinerario visivo senza eguali. Dopo l’unità d’Italia, il ricordo del Risorgimento contribuisce ad allargare la fascia dei luoghi meritevoli di una visita. I luoghi garibaldini, quelli dove l’eroe è passato, ha combattuto e ha sostato sono innumerevoli e sono anche i luoghi di un’Italia minore e periferica, che interpreta l’unificazione come un’irripetibile opportunità di riscatto.


4.Garibaldi testimonial di eventi nazionali

L’immagine di Garibaldi, vera icona della nazione, ha accompagnato momenti importanti della vita del paese, dalla prima guerra mondiale alla Resistenza e ha pure conosciuto contaminazioni politiche di segno opposto. Colpisce la sostanziale interscambiabilità dei contesti: destra o sinistra, esercito regio o milizie partigiane. Tutti vogliono Garibaldi per l’identificazione stretta fra l’eroe e la nazione.


5.Garibaldi legittima la democrazia di periferia

Il mito di Garibaldi si afferma e il suo nome ha qualcosa di magico: chi lo accoglie legittimamente, cioè col consenso dell’interessato, finisce per acquisire prestigio, accreditandosi come seguace ed erede del generale. Per questo, negli anni Sessanta dell’Ottocento, in gran parte dei paesi e delle città italiane si costituiscono associazioni politico-ricreative intitolate a Garibaldi. Spesso è sufficiente un reduce per attivare questa relazione: il generale concede con generosità il suo logo, se a richiederlo sono i suoi ragazzi in camicia rossa.


6.Si celebra Garibaldi

La scomparsa di Garibaldi, avvenuta il 2 giugno 1882, dà il via a una lunga stagione di celebrazioni e di commemorazioni che dura oltre un decennio, e si conclude nel settembre 1895 con l’inaugurazione del monumento sul Gianicolo a Roma. Il cordoglio dei primi momenti, poco a poco, lascia spazio al recupero della memoria garibaldina per finalità in genere pedagogico-patriottiche. Soprattutto nella prima metà del XX secolo, a prevalere è la lettura della vicenda nazionale, che presenta Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Mazzini e Cavour come i quattro protagonisti dell’indipendenza: insieme, pur nella diversità dei mezzi utilizzati e degli approcci ideali, hanno gettato le basi della nuova Italia.


7. Imola e Garibaldi

Fra il settembre e l’ottobre 1859, Garibaldi è più volte in Romagna per ragioni personali, il recupero dei resti di Anita, e politico-militari, la ripresa della guerra d’indipendenza. Il generale passa anche da Imola dove viene accolto con grandi onori. Dopo la morte dell’eroe, Imola partecipa alle celebrazioni garibaldine: la democrazia locale è desiderosa di presentarsi quale erede politica del generale. Gli imolesi dedicano a Garibaldi una lapide, che viene solennemente murata nel voltone del palazzo comunale l’8 giugno 1884, insieme con quella gemella in onore a Mazzini.


8.Genealogie garibaldine

La camicia rossa non è solo una divisa: essa stabilisce una specie di parentela fra il generale e i suoi volontari. La camicia rossa infatti dà origine a una rete di relazioni con gli eredi biologici del generale, i figli e i nipoti, e con gli eredi virtuali, le associazioni di reduci, che alimenta una vera politica del ricordo. Inoltre, la camicia rossa è intesa come un impegno a ripetere la scelta di Garibaldi: i garibaldini, dalla seconda metà dell’Ottocento alla Grande guerra, sono volontari che combattono per un ideale di libertà in Italia, ma anche fuori dall’Italia, dalla Grecia al Messico.