Nel Rinascimento la tecnica del rilievo topografico esprime una nuova concezione della realtà fondata su regole geometriche e matematiche e sorge l’urgenza di rilevare e riportare sulla carta, il più fedelmente possibile, edifici, strade e luoghi di città. È in questo momento che nasce la cartografia urbana e la pianta di Imola di Leonardo, il cui originale è conservato nelle collezioni reali inglesi, ne è il primo e più celebre esempio.
A confronto con il noto documento leonardiano vengono esposte alcune vedute successive, conservate in biblioteca.

La veduta di Imola disegnata da Sforza Carradori probabilmente fra il 1580 e il 1585, è la seconda più antica rappresentazione della nostra città. La mappa di Leonardo propone una visione zenitale della città, perfettamente perpendicolare, come da una ripresa aerea, mentre la veduta di Carradori è invece assonometrica e in essa i fabbricati mantengono una loro prospettiva tridimensionale. La mappa di Matelica del 1673 conserva una visione a volo d’uccello e permette di riconoscere un grandissimo numero di edifici religiosi e privati grazie alla loro forma e proporzione, molto vicine alle reali.




Angelo Filippo Gratia da Matelica, Dissegno della Città d'Imola 1673. Stampa, bulino, 307 x 445 mm (Bim)



Sforza Carradori, Imola. Esec. 1580-1585 ca. Penna su carta, 410x667 mmm

Provenienza: Dono Mario Giberti 2017 (Bim)



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> La pianta di Imola di Leonardo


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