Figlie, madri, mogli, lavoratrici
Nel primo codice civile italiano del 1865, detto codice Pisanelli, la donna è subordinata al padre e al marito, capo della famiglia.
Fatta eccezione per quelle che esercitano il commercio, le donne non possono disporre dei loro beni senza l’ "autorizzazione maritale”.
Non è ammessa la separazione per l’adulterio del marito. Le donne non possono votare e accedere ai pubblici uffici.
L’istruzione è garantita solo per i primi due anni delle scuole elementari. Le ragazze benestanti possono proseguire gli studi privatamente o in collegi religiosi, dove vengono istruite alle norme del buon comportamento in società e al loro futuro di mogli e madri. Le donne delle famiglie borghesi o aristocratiche trascorrono la loro vita per la gran parte in casa, cucendo o ricevendo ospiti.
Presso i ceti meno abbienti le donne oltre all’accudimento dei bambini lavorano nei campi e svolgono lavori a domicilio. Negli ultimi anni dell’Ottocento cresce gradualmente la presenza lavorativa femminile fuori dalle mura domestiche e le donne trovano impiego come domestiche, lavandaie, rivenditrici, sarte, tessitrici, ricamatrici, levatrici, maestre, infermiere e operaie, retribuite con salari più bassi rispetto agli uomini.
Nel censimento del 1881 sono circa 15.000 le donne che risiedono nel territorio imolese: tra esse 350 sono possidenti, 9000 sono impegnate nel lavoro dei campi o come massaie, 2500 sono sarte, ricamatrici, lavandaie, 125 le addette al commercio, 25 all’industria, 800 ad altre professioni quali maestre, levatrici, infermiere e domestiche, 800 vanno a scuola.
Gruppo di donne a Imola, fine XIX
Donne imolesi, 1860-1870 ca (Angelina Massa Orsini, famiglia Tassinari Marani, Marietta Pirazzoli), in "Imola nostra!". (Raccolta fotografica di cittadini imolesi fatta da Ugo Tamburini, 1860-1870 ca, album)
Madre con figlio, inizio sec. XX
Nei fondi iconografici della Bim sono conservati ritratti fotografici di bambine, ragazze e donne dagli anni sessanta dell’’Ottocento. I ritratti, per lo più di borghesi o aristocratiche, sono eseguiti presso lo studio del fotografo e, in minore numero, nelle case private o all’aperto da fotografi dilettanti. (Bim, Fondi iconografici)
Industria tessile a domicilio. Modulo con dati relativi a Imola, 1877
Da un censimento elaborato dal Comune di Imola nel 1877 si desume che sono in funzione nel territorio 900 telai: in città 10 di questi sono per il commercio e vi lavorano15 donne e ragazze, 90 con 180 donne e 40 ragazze servono ad uso domestico, gli altri 800, ad uso delle massaie, sono sparsi per la campagna e servono ai bisogni delle famiglie coloniche. (Bim, ASCI, Carteggio amministrativo, 1879)
Donne al lavoro nella Cooperativa tipografica editrice Paolo Galeati di Imola, fine sec. XX (Bim, Archivio della Cooperativa tipografica editrice Paolo Galeati, Materiale fotografico e pubblicitario)
Giulia Ferrais-Tamburini, Come devo governare la mia casa?, Milano, Ulrico Hoepli, 1900 (Bim)
Donna Clara, Dalla cucina al salotto: enciclopedia della vita domestica, Torino, S. Lattes e C., 1906 (Bim)
Venticinque anni di statistica della popolazione (1901-1925), con tavole di confronto tra i censimenti dal 1812 al 1921, a cura di Aldo Tozzola, Imola, Coop. tip. edit. P. Galeati, 1926
Raffronto dei dati dei consimenti dal 1861 al 1921, con classificazioni delle professioni tra maschi e femmine. (Bim)
L'oppressione legale della donna: osservazioni sulla condizione giuridica della donna edite a cura dell'Associazione “Per la donna”, Roma, Tip. Failli, 1904 (Bim)
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