Antonio Graziadei nasce a Imola il 5 gennaio 1873 da Ercole e Giulia Trotti, ferraresi.

A vent’anni entra nel partito socialista, e collabora a “Critica sociale”, periodico di Filippo Turati. Nel 1894 si laurea con una tesi su Marx, Il capitale tecnico e la teoria classico-socialista del valore, e inizia una carriera di studio, di ricerca e di insegnamento che non conosce soste: insegna economia politica negli istituti tecnici a Bari, Viterbo e Milano, e scienza delle finanze nelle università di Cagliari, Parma e Roma. La riflessione che lo porta a una radicale critica della teoria marxiana inizia nel 1899 con la pubblicazione de La produzione capitalistica (Torino, Bocca) e si conclude nel 1923 con Prezzo e sovrapprezzo nella economa capitalistica: critica della teoria del valore di Carlo Marx (Milano, Tip Soc. ed. Avanti!), pubblicato anche in Germania, e di cui esce l’anno successivo una seconda edizione italiana sulla prima tedesca (Torino, Bocca, 1924).

Nel 1910 alla morte di Costa ne raccoglie l’eredità politica come deputato eletto nel collegio di Imola, e rimane in Parlamento fino al 1926, quando è dichiarato decaduto dal regime fascista.

Nell’ambito del partito socialista passa da posizioni moderate a posizioni radicali, e dopo la rivoluzione sovietica, aderisce alla frazione comunista, e partecipa nel 1921 alla fondazione del partito comunista italiano. Nel 1928 Graziadei è espulso dal partito, per la sua radicale critica alle teorie marxiane, che si credeva mettesse in pericolo le basie teoriche della politica dei comunisti italiani.

Persa la cattedra all’università di Parma nel 1926 e processato dal Tribunale speciale, è condannato al confino, commutato in amminizione. Graziadei svolge esclusivamente attività di studio e di pubblicazione fino al 1945, quando è reintegrato nella cattedra di scienza delle finanze a Parma , poi a Roma, quindi è riaccolto nel Partito comunista italiano. Si trasferisce a Nervi dopo la seconda guerra mondiale e qui muore il 10 febbraio 1953.