Nella zona del monte Faggiola sull’Appennino tosco-emiliano, all’inizio di aprile 1944 Caio (nome di battaglia di Giovanni Nardi) e Bob (Luigi Tinti) con una ventina di partigiani imolesi e faentini reduci da offensive nazifasciste presso la Faggiola e il monte Falterona, danno vita alla 4a brigata Garibaldi, poi ribattezzata 36a brigata Garibaldi Bianconcini, in onore di Alessandro Bianconcini, partigiano fucilato a Bologna il 27 gennaio 1944.

Nella brigata confluiscono i gruppi guidati da Lorenzini (Libero Lossanti), il primo comandante della 36a, e da Nino (Ernesto Venzi), entrambi con una dura esperienza partigiana in Veneto. Il ruolo di commissario politico è assunto dal Moro (Guido Gualandi). Morto Lossanti in un’imboscata a Palazzuolo sul Senio il 15 giugno 1944, il comando viene assunto da Bob fino alla Liberazione.

La 36a è una delle brigate più forti dell’Appennino tosco-emiliano e alla fine di luglio dispone di circa 1.200 uomini che operano con scontri quotidiani nel cuore della linea gotica.

Tra il settembre e l’ottobre 1944 hanno luogo i più importanti combattimenti: Ca’ di Guzzo, Monte Battaglia, Santa Maria di Purocielo. In ottobre la maggioranza dei partigiani della 36a è smobilitata, disarmata e inviata a Firenze in “centri di raccolta” organizzati dagli alleati. Solo il 1° battaglione Sirio, sotto il comando dell’8a armata britannica, continua la sua azione nel territorio e prenderà parte alla liberazione di Imola.

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