Alessandro Bianconcini, una storia di eroismo e coraggio
Professore di musica, nato a Imola il 7 agosto 1909 e diplomato in violoncello alla Scuola comunale di musica Baroncini, dalla fine degli anni venti svolge attività antifascista nelle fila del Partito comunista d’Italia. Per sfuggire alle persecuzioni, emigra nel settembre 1935 a Parigi. Il 28 settembre 1936 accorre a difesa della Spagna repubblicana e si arruola nel battaglione Garibaldi come sergente della 2a compagnia Fernando De Rosa. Ferito, è costretto nel 1937 al ritorno in Francia, e nel 1941 è arrestato dalla polizia tedesca di occupazione e rinchiuso per 7 mesi nel carcere di Tourelles a Parigi.
Trasferito in Italia l’8 luglio 1942, gli vengono inflitti cinque anni di confino a Ventotene, dove si ammala gravemente. Il 15 maggio 1943 si sposa con Adelfa Rondelli. Liberato alla caduta del fascismo, raggiunge Imola e partecipa alla lotta di liberazione. Arrestato dalle brigate nere il 9 gennaio 1944, è incarcerato nella Rocca di Imola.
Dopo 17 giorni di torture è processato insieme ad altri nove antifascisti da un tribunale straordinario, costituito per vendicare l’uccisione del segretario federale repubblichino di Bologna Eugenio Facchini avvenuta il 26 gennaio. Condannato a morte, è fucilato il giorno dopo l’attentato, il 27 gennaio al poligono di tiro di Bologna con altri sette compagni. Scrive alla moglie Adelfa la sua ultima lettera. In sua memoria la 4a brigata nell'agosto 1944 assume la denominazione di 36a brigata Garibaldi Alessandro Bianconcini.
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