Se si entra in manicomio perché “pericolosi per sé e per gli altri”, dal manicomio si esce perché non si è più considerati “pericolosi”. Ma al termine di ricoveri più o meno brevi, il percorso manicomiale dei soldati può concludersi in modi diversi.

Alcuni, una volta considerati “guariti”, vengono riconsegnati alle autorità militari per essere poi rimandati al fronte e continuare a combattere, pronti a morire per la patria.

Altri, riformati dalla stessa autorità militare, vengono presi in cura nel manicomio e, una volta “guariti”, restituiti alle loro famiglie.

Coloro che invece, al termine dei 90 giorni di osservazione, non presentano segni di miglioramento vengono definitivamente internati con la necessaria autorizzazione del tribunale. Se provenienti da altre province, vengono trasferiti solitamente al manicomio della provincia di appartenenza.

Alla incalzante domanda se si è di fronte a un malato di mente o a un simulatore, gli psichiatri, tra cui lo stesso Giulio Cesare Ferrari, si dichiarano in seria difficoltà a delimitarne nettamente il confine.


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