Non solo i militari impazziscono: anche tanti civili finiscono in manicomio a causa della guerra, soprattutto le donne. Perché, se gli uomini partono per affrontare il nemico, le donne restano a casa: sostituiscono gli uomini nei lavori più faticosi, vivono in continua apprensione per le sorti dei loro cari, temono il peggio quando non arrivano più notizie, affrontano nuove responsabilità oltre al dolore del distacco e della perdita. Così si disperano, cadono in depressione, danno in escandescenze, vengono colte da crisi convulsive, a volte tentano il suicidio.

Altre volte invece è l’ossessione dei nemici a portarle in manicomio. Non è necessario aver combattuto al fronte per vedere gli austriaci dappertutto o sentirseli addosso: basta aver conosciuto l’orrore dell’invasione dell’esercito asburgico, come succede dopo Caporetto nelle zone venete e friulane. Di qui, tra i civili, scappano come “profughe” anche molte donne. Per loro la sorte può essere particolarmente atroce. Come documentato già nell’immediato dopoguerra, sono tantissime le donne trovate sole per strada, o nei campi, aggredite, deturpate, stuprate e uccise.


Ritorno di cinque fratelli dal fronte

Ritorno di cinque fratelli dal fronte. V. F. G. R. 1919. Olio su lastra di zinco con cornice.

Collezione Carlo Parenti

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