Col passare dei secoli la miniatura trova ancora spazio in tipologie di documenti manoscritti come i diplomi di laurea e la concessione di titoli onorifici e, occasionalmente, in documenti pubblici di amministrazione della città. Documenti come questi offrono un'inedita panoramica su una disciplina che ormai guardava ai repertori del Manierismo e del Barocco, ripetendoli freddamente senza fantasia.

Dare ed avere della comunità d'Imola, 1569-1598

c.2

Il registro contabile della Comunità di Imola copre un arco cronologico che va dal 1569 al 1594 con aggiunte fino al 1650. La pagina di apertura reca una decorazione in cui sono presenti i più noti motivi repertoriali della pittura monumentale della seconda metà del Cinquecento, come candelabre, grottesche e protomi: essi si mescolano in un insieme anonimo, ma gradevole, quasi certamente dovuto a un artista locale.

Nomina di Giovanni Pietro de Lupis a conte palatino, 1507

La Nomina di Giovanni Pietro de Lupis conte palatino su raccomandazione del vescovo di Imola Simone Bonadies, permette di constatare come già all’inizio del Cinquecento si fosse assestato un repertorio decorativo che, pur non presentando caratteri di originalità e perfezione artistica, era ritenuto consono a questo tipo di documenti.


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