Eugenia Codronchi (Imola 1865-Castel San Pietro 1934), di nobile famiglia imolese, figlia del senatore Giovanni, prefetto a Napoli e a Milano, commissario civile per la Sicilia e ministro della Pubblica istruzione, si cimenta con il nome d’arte "Sfinge" nella nascente industria letteraria scrivendo romanzi, novelle, articoli per riviste.

La riflessione sulla donna è centrale nei suoi scritti. Portavoce di una posizione aristocratica, espressione del suo ceto e del cognome che rappresenta, Eugenia ritiene che l’emancipazione femminile sia da collocare in un graduale schema di sviluppo della società, ed esalta la dignità della donna secondo una prospettiva storica, estetica e intellettuale. Sceglie per sé una vita indipendente, libera da obblighi matrimoniali, fatta di viaggi, salotti, musica e letteratura.

Frequenta i circoli letterari del tempo e intesse numerose amicizie con letterati e artisti. Negli ultimi anni si ritira nella villa di famiglia a Coccapane, presso Castel San Pietro Terme, dove vive con la scrittrice milanese Bianca Belinzaghi. Il fondo Codronchi-Belinzaghi si configura come il più articolato fondo “femminile” pervenuto in dono alla Biblioteca. Eugenia dona alla Biblioteca comunale di Imola i suoi libri e le sue carte e l’archivio di famiglia, le medaglie e le decorazioni, i ritratti e i cimeli storici dell’eredità paterna, le sue collezioni di disegni, cartoline e fotografie, vincolando la consegna alla morte delle sue due eredi: la sorella Eleonora e l’amica Bianca Belinzaghi.




Sfinge, "Femminismo storico": studi, Milano, La poligrafica, 1901

In questo volume Sfinge delinea la vicenda di sette donne che nel passato hanno avuto un ruolo importante nella storia del sesso femminile: Isabella d’Este Gonzaga, Cleopatra, Giulia Récamier, Laura, Maria Antonietta, Gapara Stampa e Giorgio Sand. (Bim)



Cartolina postale con ritratto di Eugenia Codronchi Argeli e dedica autografa a Bianca Belinzaghi



Bianca Belinzaghi. Fotografia



Cartolina postale con scorcio del salotto della villa di Coccapane (Castel San Pietro Terme) (Bim, 12 Sfinge fotografie, Fondi iconografici)



Sfinge, "L’elogio dell’ago e della pentola", in "Sfinge giornalista": [raccolta di articoli pubblicati in quotidiani e riviste], 3° volume. L’articolo è pubblicato in “Il Resto del Carlino - La patria”, 14 aprile 1912

In questo ironico contributo la Sfinge invita le donne, in particolare quelle che si sono, in tempi recenti, date alla scrittura, a riscoprire i lavori domestici, rappresentati in maniera metaforica dall’ago e dalla pentola. La scrittura non sfama, non si fa per solo diletto. Quella della scrittura è diventata, agli occhi di Sfinge, quasi una malattia per il sesso femminile, ma vi sono già abbastanza scrittrici di valore in Italia e non ne servono altre. (Bim)



Ada Negri a Eugenia Codronchi Argeli, Milano 8 giugno 1907 (Bim, Carte Sfinge)



Grazia Deledda a Eugenia Codronchi Argeli, Roma,14 maggio 1900; Roma, s. d. (Bim, Carte Sfinge)



Jane Grey a Eugenia Codronchi Argeli, s. l., 21 maggio 1908. Biglietto con ritratto di Jane Grey

Jane Grey, pseudonimo di Clelia Romano Pellicano, giornalista, scrittrice e pioniera del femminismo italiano, nella cartolina che scrive a Sfinge fa riferimento al Congresso delle donne svoltosi a Roma nel maggio del 1908 appena concluso. (Bim, Carte Sfinge)



Cartoline postali di Ersilia Caetani Lovatelli a Eugenia Codronchi Argeli. Timbro postale con data 1910 (Bim, Carte Sfinge)



Ritratto fotografico di Sofia Bisi Albini con firma autografa (Bim, Fondi iconografici)



Eleonora Duse a Bianca Belinzaghi, s. l., febbraio 1891 (Bim, Carte Sfinge)



Ritratto fotografico di Eleonora Duse con dedica autografa, in data Milano primavera 1902 (Bim, Fondi iconografici)




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