Prime leggi di tutela del lavoro femminile
La necessità di una legislazione a tutela del lavoro delle donne è un tema molto dibattuto all’interno del nascente movimento di emancipazione.
Esemplare la polemica pubblicata sull’ “Avanti!” dove il 7 marzo 1898 l’emancipazionista Anna Maria Mozzoni interviene con la lettera "Dagli amici mi guardi Iddio!" esprimendo la sua diffidenza verso la legislazione protettiva richiesta dal movimento socialista: ritiene infatti che leggi speciali possano essere causa di esclusione ed emarginazione nel mercato del lavoro, legittimando differenze salariali e confermando i ruoli tradizionali.
La socialista Kuliscioff il 18 marzo successivo risponde sostenendo invece la necessità di tutele: “libertà della donna” ma non “libertà di sfruttamento della donna”.
Nel 1902, dopo un lungo e contrastato dibattito, il Parlamento approva una nuova legge che regola in maniera unitaria il lavoro delle donne e dei fanciulli. La legge fissa un massimo di 12 ore di lavoro giornaliere, con una pausa di due ore, e vieta per le donne minorenni il lavoro notturno. Viene introdotto per la prima volta il congedo di maternità di 28 giorni dopo il parto, non retribuito, ma non è prevista alcuna sospensione prima del parto. Il cammino di questi interventi normativi e delle trasformazioni economiche e sociali prosegue durante la Grande Guerra, quando la manodopera femminile è impiegata anche in ruoli maschili; subisce una battuta d’arresto con il fascismo, riprende con la Liberazione e accelera dagli anni ‘70 del Novecento, quando per la prima volta viene introdotto il principio di parità di trattamento e di opportunità sul lavoro tra uomini e donne.
"La legislazione a difesa delle donne lavoratrici", in “ Avanti!”, 7 marzo 1898, pp. 1-2. Nell’articolo è pubblicata la lettera al direttore di Anna Maria Mozzoni, che inizia con “Dagli amici mi guardi Iddio!”
Per la Mozzoni il lavoro delle donne non deve essere limitato per legge, ma le donne devono essere lasciate libere di scegliere in piena parità con i maschi. Le risponde qualche giorno più avanti la Kuliscioff, con un articolo intitolato" In nome della libertà delle donne". "Laissez faire, laissez aller", che difende la necessità di regolare il lavoro delle donne per evitarne lo sfruttamento. (Bim)
Paolina Schiff, "Istituzione di una cassa d'assicurazione per la maternità". Conferenza tenuta a Milano nel Teatro lirico il 9 giugno 1895, Milano,Tipografia Agostino Colombo,1895
Paolina Schiff tiene una conferenza a Milano il 9 giugno 1895 pubblicata sul Corriere sanitario nella quale sottolinea la necessità di istituire delle Casse di assicurazione per la maternità che hanno lo scopo di venire in aiuto alle lavoratrici madri nel periodo della gravidanza e dopo il parto, in modo tale che esse possono essere esentate dal lavoro. Si prevede che alla Casse siano assicurate tutte le bambine figlie di operai dal terzo anno di età in poi, che potranno godere dei contributi versati dai genitori proprio nel momento in cui diventeranno a loro volta madri. I fondi per attivare queste assicurazioni devono provenire da contributi minimi delle stesse famiglie, dalle Camere del Lavoro, dallo Stato e da donazioni private. (Bim)
"Sul lavoro delle donne e dei minorenni": relazione e disegno di legge del gruppo parlamentare socialista aggiuntovi in appendice il disegno di legge del ministro Carcano, Milano, Critica sociale, 1901
Dopo la presentazione alla Camera del disegno di legge dell’on. Carcano sul lavoro delle donne e dei bambini nella tornata del 2 dicembre 1900, il Gruppo parlamentare socialista propone un nuovo disegno di legge migliorativo rispetto a quello del governo nel quale si allargano i lavori cui sottoporre le disposizioni, si richiede che la donna sia tutelata a qualsiasi età e una giornata lavorativa più corta anche per i bambini, infine si sottolinea la necessità che la sorveglianza nell’applicazione sia affidata a ispettori nominati tra gli operai stessi. Fra i firmatari di questa proposta vi sono Turati, Costa e Bissolati. In appendice il disegno di legge Carcano. (Bim)
"Alle donne": 1 maggio 1900, Imola, Unione tipografica imolese, 1900. Supplemento al n. 17 de “La lotta”
Pubblicato come supplemento alla "Lotta" in occasione della festa dei lavoratori nell’anno 1900, contiene anche un articolo scritto da Andrea Costa nel quale egli invita gli uomini a stimolare le proprie donne a partecipare alla vita pubblica e le operaie a prendere coscienza di sé come classe, ad associarsi, a lottare contro il capitalismo e a coinvolgere un sempre maggior numero di donne in questa lotta. Nell’articolo a firma di Viera vi è invito a tutte le donne nel giorno del primo maggio, alle operaie, affinché si organizzino, alle borghesi e nobili affinché vengano in aiuto delle operaie stesse e delle massaie. Tutte insieme sono invitate ad aderire all’ideale socialista al fine di ottenere una vera emancipazione. (Bim)
Ersilia Majno Bronzini, "Relazione sul lavoro delle donne al Congresso nazionale della previdenza", Milano, Tipografia milanese, 1900. Sopra il titolo: Congresso nazionale della previdenza fra le società di mutuo soccorso
Il 29 ed il 30 giugno 1900 si tiene a Milano il Congresso nazionale della previdenza fra le società di mutuo soccorso d’Italia e in quella occasione Ersilia Majno Bronzini presenta una relazione sul lavoro delle donne nella quale sottolinea che in Italia è a solo partire dalla seconda metà dell’Ottocento che il sesso femminile entra prepotentemente nel mondo del lavoro, e principalmente nelle industrie, al seguito dell’introduzione delle macchine. La Majno fornisce anche una serie di dati statistici sulla presenza delle donne nelle industrie, salario, malattie professionali, mortalità e situazione negli altri paesi europei. Il contributo si chiude con l’elenco dei criteri presentati dal Congresso ai quali di deve uniformare una legge efficace sul lavoro delle donne che viene a gran voce richiesta. (Bim)
"La difesa della vita": discorsi e testo di legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, Roma, Libreria socialista italiana, 1902. Testi di Angiolo Cabrini, Angelo Celli, Pietro Chiesa, Luigi Majno
Sono pubblicati i discorsi tenuti alla Camera dei deputati da Angelo Celli il 18 marzo 1902, Angiolo Cabrini e Pietro Chiesa il 21 marzo 1902 e Luigi Majno il 21 e 23 marzo 1902 sul disegno di legge relativo al lavoro delle donne e dei bambini, presentato dall’on. Carcano già nel 1900. In appendice il disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati nella tornata del 23 marzo 1902. (Bim)
"Unione femminile per le figlie del lavoro", Statuto della Unione femminile per le figlie del lavoro in Imola, Imola, Tip. G. Ungania, 1909
Fondato a Imola nel 1909, è lo statuto dell’Unione femminile per le figlie del lavoro, associazione cattolica che ha per scopo, come recita l’articolo 1, “il miglioramento morale ed economico delle donne lavoratrici (sarte, cucitrici di bianco, donne di servizio, lavandaie, giornaliere, ecc…)”. Lo statuto consta di soli 9 articoli e regola la distinzione fra socie patronesse, contribuenti ed effettive, basata sul contributo annuale che va da 60 centesimi a 5 lire, la formazione del Consiglio Direttivo e la relativa frequenza di convocazione; infine la suddivisione delle socie in sezioni a seconda del mestiere o attività svolti. (Bim)
Camera del lavoro di Milano, "Resoconto del Congresso sugl'infortuni del lavoro in rapporto all'igiene, al lavoro delle donne e dei fanciulli ed all'istruzione obbligatoria", tenutosi in Milano nei giorni 17, 18 e 19 marzo 1895, Milano, Tipografia degli operai, 1895
Si tratta del resoconto del Congresso sugli infortuni del lavoro tenutosi a Milano nel marzo del 1895 che vide la partecipazione dei rappresentanti di numerose Società operaie, Leghe e altre associazioni di varia natura provenienti principalmente dal nord Italia. A proposito del lavoro femminile, al termine del Congresso, si richiede per le donne una durata del lavoro da 5 a 8 ore giornaliere, il divieto di impiegarle in lavori pericolosi e nel lavoro notturno, il riposo domenicale e l’astensione dal lavoro nell’ultimo mese di gravidanza e nel mese successivo al parto. (Bim)
Emilio Gallavresi, "Il lavoro delle donne e dei fanciulli", Bergamo, Tip. Raffaele Gatti, 1900
In questo breve trattato Gallavresi denuncia le inumane condizioni cui sono costretti nei loro posti di lavoro le donne e i bambini, prendendo come esempio la terribile situazione degli opifici lombardi. L’autore compie poi una digressione sulla legislazione del lavoro per donne e bambini in Italia constatando come dal 1886, anno in cui furono introdotti i primi regolamenti che limitavano l’utilizzo in particolare dei bambini, siano stati fatti pochi progressi . L’autore delinea infine gli articoli che, a suo modo di vedere, dovrebbero far parte di una vera e innovativa legge sul lavoro delle donne e dei bambini. (Bim)
"Il lavoro delle donne e dei fanciulli: nuova legge e regolamento19 giugno 1902-28 febbraio 1903": testo, atti parlamentari e commento, per cura dell'avv. Enea Noseda, Milano, U. Hoepli, 1903
Nella prima parte di questo manuale, redatto dall’avvocato Enea Noseda, sono presentati la nuova legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli e il relativo regolamento. Nel febbraio del 1903, mese in cui è stampato il manuale, la legge n. 242 - Disposizioni circa il lavoro delle donne e dei fanciulli negli opifici industriali, laboratorii, ecc. non è in realtà ancora in vigore seppur già pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 7 luglio 1902. Il relativo regolamento (R.D. n. 41 - Regolamento per l’esecuzione della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli) è invece pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 febbraio 1903. Nella seconda parte Noseda esamina le legislazioni straniere sul lavoro delle donne e dei bambini, i progetti anteriori in Italia e la storia della legge (con i relativi atti parlamentari), mentre la terza e ultima parte è dedicata a un commento analitico della legge del regolamento. (Bim)
Giuseppe Forcellini, "Di alcuni casi d'applicazione della legge e del regolamento sul lavoro delle donne e dei fanciulli: in udienza e fuori", Imola, Cooperativa tip. Edit. P. Galeati, 1907.
Franco Linguerri, "La cernita del bozzolo da seta e la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli", Imola, Coop. tip. editrice Paolo Galeati, 1907
Giuseppe Forcellini, vicesegretario del Comune d’Imola all’inizio del XX secolo, presenta in questo breve opuscolo il caso, dibattuto in Pretura, di alcune ditte imolesi che, ignorando la legge Carcano, hanno assunto per la cernita del bozzolo da seta donne minorenni e bambini sotto i 15 anni di età senza libretto del lavoro e certificato medico; inoltre non hanno presentato regolare denuncia di inizio attività e infine non hanno affisso né il regolamento dell’azienda né l’orario di lavoro per donne e bambini. Il Comune di Imola ha proceduto quindi all’elevazione di contravvenzioni proprio in virtù della legge 242. Le ditte hanno per questo chiamato in causa il Comune stesso per tale scelta, incaricando come avvocato difensore Franco Linguerri. Egli presenta, nel secondo opuscolo, la memoria difensiva sostenendo che la cernita del bozzolo non è un’attività che si può far rientrare fra quelle che devono sottostare alla legge, non prevedendo l’uso di macchinari e quindi non essendo di natura industriale. In calce Linguerri pubblica una serie di sentenze che furono pronunciate a favore di aziende in casi simili in Italia. (Bim)
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