Dall’8 settembre 1943 l’offensiva aerea degli anglo-americani è contro le forze armate tedesche e la Repubblica sociale italiana. Gli obiettivi sono il sistema logistico (linee di comunicazione ferroviarie e stradali, aeroporti, depositi) e gli impianti industriali che lavorano per il Reich in nord Italia.
Nel 1944 e 1945 l’offensiva dal cielo diventa ancora più massiccia.

Già dal 1940 erano stati individuati dal Comune di Imola alcuni rifugi anticrollo ricavati nelle cantine di alcuni palazzi del centro o di edifici pubblici. Dal 1944 vengono costruiti nuovi rifugi a trincea tubolare e anticrollo. In totale i rifugi antiaerei a Imola sono circa 40.

Nell’incursione aerea del 13 maggio 1944 gli aerei americani sganciano su Imola circa 300 bombe, colpendo in particolare la zona compresa tra via Vittorio Veneto, viale Marconi, via Selice e viale De Amicis. Il bilancio è tragico: 55 morti e 130 feriti, 35 case crollate e 120 edifici danneggiati. Semidistrutta la stazione ferroviaria, la Cooperativa Ceramica, la falegnameria Castelli e la distilleria Garuti.

Lo sgancio su Imola è un errore dell'aereo guida della formazione. Il bersaglio primario era infatti lo scalo ferroviario di Faenza. A Imola, tra il 1944 e 1945, gli allarmi suonano 1.044 volte: 192 sono le incursioni aeree; 270 sono i lanci di granate subiti dalla città e dalla periferia provenienti dalla linea del fronte tra Castel del Rio e Faenza. Le vittime civili sono oltre 550.

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