È ragionevole ipotizzare che Benvenuto, la cui nascita può essere collocata a Imola nel terzo decennio del Trecento, dovette formarsi anzitutto presso il padre notaio, ricevendo insegnamenti non solo nel diritto ma anche nelle discipline del Trivio ossia grammatica, dialettica e retorica.
Il 20 marzo 1365, come documenta l’atto dell’archivio del Comune conservato nell’Archivio storico comunale di Imola qui esposto, Benvenuto venne inviato dalla Comunità imolese come ambasciatore ad Avignone per richiedere al Papa di intervenire contro lo strapotere degli Alidosi, che malamente governavano la città. L’ambasceria non andò a buon fine e Benvenuto fu costretto a un esilio volontario a Bologna per evitare possibili ritorsioni.

Dal 1365 al 1375 visse a Bologna, acquistando fama come maestro e commentatore di classici. Nel 1375, a seguito di aspri attriti con altri professori dell’Università bolognese, si trasferì a Ferrara dove, protetto da Niccolò II d’Este, portò a compimento le opere più importanti, tra le quali il commento alla Divina Commedia. Benvenuto morì a Ferrara prima del 13 agosto 1388: compare infatti come già deceduto in un documento notarile di quella data ora conservato presso la Sezione di Archivio di Stato di Imola.




Designazione di Benvenuto fra gli ambasciatori del Comune presso il papa ad Avignone

Il 20 marzo 1365 si riunisce, alla presenza del podestà di Imola, Edoardo Cerchi di Firenze, il Consiglio dei 12 Anziani e dei 12 Sapienti che decide di inviare una delegazione ad Avignone da papa Urbano V per informarlo dello stato di disordine e discordia regnante in città, in conseguenza del cattivo governo degli Alidosi, in particolare di Azzo e Bertrando, figli di Roberto, nominati vicari della città di Imola nel 1362. Nella requisitoria si sottolinea che gli Alidosi hanno creato dei magistrati definiti “lupi rapaci e predoni” e si lamenta il mancato rispetto degli Statuti circa il ricambio semestrale delle magistrature. Uno dei Sapienti, Giacomo Carmondio, lamenta che la città si trova in uno stato miserabile a causa del loro governo, mentre Bombeno Bombeni ricorda che da più di trent’anni gli Alidosi incamerano nelle casse di famiglia le collette versate dai cittadini.

Successivamente è convocato il Consiglio generale del Popolo in San Cassiano durante il quale si svolge una votazione che conferma la decisione del Consiglio degli Anziani e Sapienti (risultano 513 fave bianche, quindi favorevoli, e 332 nere). Sono scelti per l’ambasceria cinque imolesi: Giovanni Galloni, Corrado Rigogliosi, Nicolò Melli, Marco Zoni e Benvenuto. La reformatio è rogata dal notaio Pax filius condam Benagradi de Imola, in capella Sancti Mathei. (Bim, Archivio storico comunale di Imola, Pergamene, mazzo IX, n. 19)



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